Se ti porti a casa il Governo

16 11 2010

Durante una delle più gravi crisi che la politica italiana ha attraversato, i 55 giorni del sequestro di Aldo Moro, i più importanti rappresentanti politici si consumarono le suole fra via delle Botteghe Oscure e Piazza del Gesù, le sedi di Pci e Dc. I due comitati straordinari di crisi creati da Cossiga e il terzo comitato di esperti si riunirono nelle loro sedi per intere nottate.

Questo incipit, che non vuole essere assolutamente apologetico di quella politica e di quei rappresentanti, vorrebbe solamente aiutarmi a riflettere su un’altra cosa. Come ho già avuto modo di dire in qualche post precedente, quello che Silvio Berlusconi ha attivato nella dimensione pubblica italiana è un processo radicale. A suggerirmelo anche oggi è un articolo del Corsera, in cui si parla della richiesta del Copasir, il Comitato parlamentare sui servizi segreti, che ha invitato Berlusconi a riferire sul caso Ruby e sulle possibili falle nella sicurezza del presidente del Consiglio, date le sue frequentazioni. Nel testo di Fiorenza Sarzanini si legge che D’Alema, a capo del Copasir, ha invitato Berlusconi a riferire sul dispositivo di sicurezza personale del premier e sugli accessi nelle sue residenze presidenziali, tenendo conto che quelle di Palazzo Grazioli a Roma e Villa Certosa in Sardegna sono sedi alternative di governo in caso di emergenza. Proprio questo è quello che ha fatto Berlusconi. Ha trasferito, anche simbolicamente, il potere decisionale all’interno delle sue mura private (entrambe le residenze sono mantenute a sue spese e non hanno alcun legame con le istituzioni che rappresenta). Non c’era forse bisogno della conferma del Copasir, ma è un tessera nel torbido mosaico della politica italiana.





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22 10 2010





Lega-lità

17 10 2010

 

.."sembri un playmobil"..

 

In questi giorni a Milano è stata sgomberata la Bottiglieria Okkupata di via Savona. Se qualcuno fosse per caso passato da quelle parti nei giorni dello sgombero e della successiva occupazione del tetto da parte di un gruppetto di ragazzi avrebbe assistito a uno spettacolo inquietante. Centinaia di elementi delle forze dell’ordine dispiegati a presidiare la zona, quattro vie di fatto interdette al traffico, linea 14 del tram interrotta, camionette e mezzi semiblindati a profusione. Il senso di questo mio post non vorrebbe essere nè sulla singola vicenda in sè, nè sul costo stupido di una simile operazione, un po’ perchè avevo già espresso la mia opinione in merito alla vicenda del Cox e un po’ perchè mi pare superfluo. Proverei piuttosto ad alzare lo sguardo e a vedere cosa accadrà in futuro. Mi pare evidente che al centro di questa operazione, così come di altri sgomberi, ci sia un disegno politico. Vediamo perchè, e ditemi quanto mi sbaglio. La campagna elettorale che partirà ufficialmente fra un mese circa (a primarie del pd fatte) e vedrà in palio la poltrona di Palazzo Marino è forse una delle più difficili per il (centro)destra lombardo degli ultimi tempi. La Moratti non ha fatto bene, e riproporne la candidatura ha costretto il pdl a numerosi equilibrismi. Primo fra tutti, quello nei confronti della Lega. Il sindaco uscente non è stato particolarmente amato neppure all’interno del suo schieramento. Con il suo record di assenze da Palazzo Marino, e con tutte le difficoltà che ciò ha comportato (si pensi solo alla trafila per l’approvazione dell’ultimo bilancio, fallita più volte per le assenze della maggioranza, che ha messo Milano a un passo da una gestione controllata), non si è fatta ben volere dagli esponenti locali della sua parte. Più interessata alle dinamiche romane che a quelle lumbard, ha dovuto faticare molto per essere di nuovo il volto del pdl in corsa. Cosa abbia promesso alla Lega non si può sapere per certo, cosa Moratti debba al pdl neppure. Considerando anche i grandi temi che sono sul tavolo nei prossimi mesi: da expo al cambio di molte poltrone ai vertici della sanità meneghina. Insomma, terreno per ricambiare i favori ce n’è. Tutto questo per dire che appare una candidatura vulnerabile come poche io ne possa ricordare in tempi recenti. Ci sono dei lati deboli, che un candidato di sinistra ragionevolmente intelligente e capace potrebbe andare a colpire: la vicenda dei terreni di Expo (che non crediamo sia risolta con una firma approntata giusto per i commissari internazionali..fra pochi giorni saremo punto e capo), gli scandali che per un periodo hanno fatto temere l’incedere di una nuova tangentopoli (Milko Pennisi, per dirne una), l’evidente difficoltà nell’uscita dalla crisi economica. Insomma, di scheletri nell’armadio Moratti ce ne sono da attacare. Magicamente, allora, ecco che riappare il tema tanto caro alla destra italiana e lombarda in particolare, sempre più Lega-fila più per esigenza e necessità forse che per amore. Ecco il tema della legalità. Ed ecco la mossa: quando il tema non si presenta da sè per una via Padova qualsiasi o per una serie di stupri rigorosamente ad opera di immigrati clandestini, il tema lo si suscita e lo si inquadra. A farne le spese sono stati, nell’ordine, i nomadi di Rubattino prima dell’estate, quelli del Triboniano subito dopo. E ora i ragazzi dei centri sociali o affini. Per rimettere al centro dell’attenzione il problema della legalità. Non a caso il vicesindaco De Corato ha accolto le varie operazioni con dichiarazioni fotocopia, con la stessa frase di giubilo: abbiamo riportato la legalità, grazie al Prefetto e al Questore. E ora via con gli altri…più o meno sempre così. Ora, il problema è grave. Lo spettacolo di via Savona, trasmesso in tv, non può che toccare uno spettatore comune. Lo spiegamento di forze stile Beirut non può che convincere una persona che sia necessario intervenire drasticamente. Quello che spero, è che il terreno della campagna elettorale non si impregni nuovamente di questo odore stantio, che è quello della lotta per chi mostra di più i muscoli e che fa sentire falsamente più al sicuro la propria cittadinanza. Il tentativo in atto è proprio quello. Suscitare un diverso (come dice Marc Augè ne Il senso degli altri) per farne un nemico (i centri sociali) laddove il diverso canonico al momento non dà la possibilità di essere attaccato (i rom o gli immigrati, per mancanza di motivi di cronaca), riporta ancora una volta la discussione pubblica sui binari preferiti, permette di lanciare i cavalli vincenti (dando fra l’altro un’immagine estera di rilievo). La speranza è che l’interlocutore non stia a questo gioco. Chiunque uscirà dalle urne delle primarie, dovrà mostrare un passo diverso, e non cadere in questa ennesima provocazione.





Il pasticciaccio «brutto» italiota

24 09 2010

Ciao a tutti…dopo lunga assenza per varie ed eventuali ragioni, il ritorno sul blog!..lo aspettavate, vero?!

Stamattina sono rimasto un po’ sorpreso dalle parole del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Ha lanciato alcune dichiarazioni significative sullo stato dello Stato. «Quando si dice che siamo andati meglio di altri Paesi non è vero, siamo stati fortemente colpiti dalla crisi», ha detto la Marcegaglia intervenendo alla seconda Assise di Confindustria Toscana a Viareggio. «Siano entrati nella crisi già in crisi e la percezione che abbiamo è che stiamo uscendo dalla crisi ancora con una capacità di crescita inferiore rispetto alla media europea», ha aggiunto. Secondo la leader degli industriali l’Italia non rientrerà probabilmente «in una seconda recessione» ma, ha ammonito, «l’economia resta in un quadro di incertezza». Confindustria ha da poco ridotto a +1,3% da +1,6% la stima di crescita per il 2011. Anche il Tesoro, secondo una fonte governativa, si appresta a rivedere il quadro macroeconomico riducendo l’attuale stima di +1,5%. La Marcegaglia chiede a politica e governo di concentrarsi su crescita e occupazione e sollecita «risposte serie e immediate». «Se non riusciamo a raggiungere il 2% di crescita non riusciremo a riassorbire la disoccupazione, tenere in piedi il tessuto produttivo, e aumentare il benessere di tutti», ha continuato. E qui mi fermo nel citare la presidenta, visto che poi ha pensato bene di chiudere il suo intervento confondendo la tutela che i sindacati cercano per i lavoratori (con i milioni di limiti dei sindacati), con una generalizzata tutela «di chi non lavora, dei falsi invalidi, dei falsi malati» (ecco, alla fine l’ho citata, proprio non ce la faccio a censurare il censurabile). Ma tornando al punto di cui sopra. Quello che mi sembra più significativo è la schiettezza  dell’affermazione: «non è vero che stiamo bene», così si potrebbe tradurre se ce ne fosse bisogno. Ecco, di questo non in molti se ne sono accorti. Soprattutto chi dovrebbe farlo. Per testimoniarlo ho fatto un giochino. Sappiamo tutti da che estate arriviamo, con le crisi di matrimonio in seno alla maggioranza e i litigi da fidanzatini (con annesse ripicche su case monegasche eccetera). Uno pensa: tornati alla normalità settembrina, ci sarà modo di tornare a parlare di cose serie. Ecco. Prendendo le prime pagine del Corsera uscite in questo mese, noto giornale paludato, abbiamo lo specchio preciso del fango in cui siamo infilati: ben 11 aperture sono riconducibili allo scazzo Fini-Berlusconi, rigirato in ogni salsa (dal dossieraggio alle pretese pseudo-politiche). Due se le becca la vicenda Sasrkozy-cacciata dei rom. Due il defunto Profumo (si tocchi pure, ma ormai con lui usano solo linguaggio da trapassati). Un paio a Obama, una al Papa che fa sempre bene (anche se nello specifico lo volevano eliminare, anzi no, forse sì, boh chi lo sa…), una alla Libia che ci spara sulle motonavi ma poi sono nostri amici storici, una alla Marea Nera, una a Napolitano (poverino ogni tanto diamo credito al vecchietto buono), una alle banche, una agli scandali perugini. Insomma, tolte quelle «contingentate», nessuno è rinsavito rispetto all’estate. Buon autunno, allora.